“35040” è un viaggio delicato nelle vite nostre e altrui, il cui innesco è uno spazio che tutti – almeno una volta nella vita – abbiamo esperito: quello della casa. Alessandro Businaro e Stefano Fortin, con la prima nazionale andata in scena il 6 luglio a Palazzo Hippoliti per il “Pergine Festival” 2023, hanno accompagnato il pubblico in un atto di ricostruzione di memorie private e collettive che, al cambiare della messa in scena, cambiano esse stesse divenendo un risultato unico ed irripetibile. Non un viaggio semplice è quello che lo spettatore deve compiere, tra immedesimazione nell’altro (si parte infatti dalle vite di una casa di Villa Estense in provincia di Padova) e immaginazione di tanti Sé sconosciuti, con cui dovrà interfacciarsi durante la rappresentazione. Difatti, il percorso di questo viaggio è costituito da tre tappe distinte, che sembrano quasi le fasi di un rituale: sorteggio e consegna della planimetria di sala, ascolto e compilazione, condivisione. Nella prima fase, ogni spettatore sceglie – da un’urna – un foglio su cui possiamo trovare tre diversi personaggi: “padre”, “madre”, “figlio”. Successivamente, in base al sorteggio, viene consegnata la planimetria, la “versione potenziata del libretto di sala” che sarà necessaria allo spettatore per compilare lo spazio della casa con i ricordi del proprio vissuto. Ogni stanza ha un nome e corrisponde al passato, al presente o al futuro del pubblico. La compilazione, che si basa sulla legenda della mappa costituita da domande riguardanti la vita del partecipante, potrà iniziare solo all’avvio di una registrazione in cui il narratore, o la narratrice, rappresentano il padre, la madre o il figlio della casa in 35040. Questi ascolti fungono da elicitazione mnemonica per lo spettatore: le parole dell’altro diventano una chiave, un lasciapassare per i propri ricordi. Il racconto altrui, resosi pubblico, si insinua in quello privato dello spettatore, facendo impattare due mondi interiori differenti. Nella parte finale dello spettacolo, il pubblico è accompagnato in una sala diversa in cui è disegnata la planimetria riportata nei fogli consegnati all’inizio della rappresentazione. L’attore Tano Mongelli racconta e vive, con la voce e con il corpo, questo spazio tracciato in cui inserisce la sua storia, e invita gli spettatori a condividere dettagli della loro. Questi elementi contribuiscono a costituire un racconto comune che viene poi trasformato in una canzone. Il pubblico non è, dunque, solo partecipe della mise en scène, ma è anche la traccia di quel che è stato un incontro che non si ripeterà più, nelle successive rappresentazioni. Nella sua struttura semplice e allo stesso tempo potente, “35040” vuole fornire al pubblico degli strumenti in cui incorniciare il proprio passato in relazione al presente. Il confronto tra i partecipanti mette in moto empatia e comprensione che lasciano permeare eventi gioiosi e drammatici di vite diverse, abbattendo il muro dell’essere soli in una stanza piena di gente.
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