di Leonardo Tosi
Un giorno leggerete La settimana Tingo e non vedrete scritto quarantena, isolamento, solitudine, confino, distanziamento sociale, lontananza, ritiro, separazione, segregazione, clausura, distacco etc.
Ma non è questo il giorno.
Questo avrebbe dovuto essere l’attacco dell’originario volume 3 della vostra rubrica preferita (?), che però non ha mai visto la luce a causa di svariati contrattempi, che catalogheremo alla voce “problemi tecnici”.
Questo incipit destinato ad entrare nei libri di letteratura aveva una ragione: l’idea era di mettere in copertina Frank Ocean e i suoi ultimi singoli Cayendo e Dear April, già pubblicati su vinile da un po’ di tempo ma disponibili in digitale solo da un paio di settimane. Due singoli che stilisticamente proseguono sul sentiero tracciato da Blonde, dolci come una ninnananna, da inserire nella categoria “un pugno in una carezza”, parafrasando il poeta. Due singoli che evocano un’atmosfera buia ma confortevole, perfetti insomma da ascoltare sotto le coperte, nella vostra cameretta, durante questo periodo di *inserire termine a piacimento dal novero delle parole proibite*. Recuperateli, se non li avete già consumati.
La copertina di questa settimana è invece dedicata al nuovo album degli Strokes, The New Abnormal: a quanto pare il mondo si divide tra chi lo considera un mezzo capolavoro, pietra angolare di un nuovo corso della band di New York, e chi lo vede come un lavoro poco originale, messo insieme alla bell’e meglio, che metterà la parola fine all’esperienza degli Strokes come li abbiamo conosciuti fino ad oggi (una pietra tombale insomma, per rimanere in ambito lapideo).
Noi ci sentiamo di esprimere però un concetto caro ad Aristotele, ai latini, ai buddhisti e ai democristiani: seguendo la via di mezzo, camminerai sicurissimo. The New Abnormal non è un capolavoro, non è ai livelli dei primi dischi di Julian Casablancas e soci, pecca un pochino di citazionismo, ma introduce qualche elemento di novità: le chitarre lasciano (un po’ di) spazio ai synth, onnipresenti, che creano un’atmosfera da revival 80’s. Si sente più di qualche influenza derivante dalla produzione di Casablancas con i Voidz (ormai suo progetto principale), e ci sono due- tre singoli che emergono decisamente dallo sfondo.
Tra questi vale la pena nominare The Adults Are Talking, brano di apertura vecchio stile, e At The Door, che si perde un po’ nello svolgimento ma ha un’intro magica.
In definitiva, non sappiamo se sono ad una svolta, se dureranno, se imploderanno sui loro screzi, ma per il momento siamo ben contenti che gli Strokes siano tornati.
Passiamo ora ai consigli per gli ascolti, che oggi più che mai vi consigliamo di seguire con orecchio attento. In questo grande processo maieutico che è La settimana Tingo siamo infatti pronti ad ammettere di aver probabilmente sbagliato album di copertina: un errore d’affetto, di entusiasmo, non un errore di saggezza (ciao Faber). Un errore di cui non ci pentiamo troppo, ma pur sempre un errore, perché (ci sbilanciamo) nei consigli che seguono ci sono tre album che troverete a fine anno tra le migliori pubblicazioni del 2020. Dategli l’attenzione che meritano.
CONSIGLI PER GLI ASCOLTI
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Lost in the Country, Trace Mountains: Primo degli album che avrebbero meritato (mooolto) più spazio, Lost in the Country è una guida di sopravvivenza indie-rock agli spettri che ci tormentano ogni giorno. Altro lavoro da pugno in una carezza. Bellissimo, non fatevelo sfuggire.
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Song for Our Daughter, Laura Marling: Il settimo disco della cantautrice britannica è un gran lavoro, una lettera alla figlia che non ha. Tanta chitarra acustica, melodie che entrano sottopelle, una voce stupenda: un caldo abbraccio. Consigliamo in particolare la title track e For You. Anche qui, vedi sopra.
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Heaven To A Tortured Mind, Yves Tumor: Album psichedelico e sperimentale, multiforme, diverso dai precedenti, sorprendente e molto rock, in modi diversi. A una prima parte più carica fa da contraltare una seconda più soft, dalle atmosfere R&B. Kerosene! è il pezzo in trend su Spotify, e c’è un motivo.
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Cent’anni, Maestro Pellegrini: “Cent’anni è un brano che racconta la solitudine, parla dei limiti delle paure che spesso non ci consentono di esprimere al meglio quello che sentiamo davvero, ostacolando la crescita personale e relazionale.” Con Appino e Giorgio Canali.
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Infernum, Murubutu e Claver Gold: La penna di Murubutu e Claver Gold è sempre preziosa, nonostante l’album alla lunga possa risultare un po’ pesante. La rivisitazione di Dante vale comunque l’ascolto. Flag su Ulisse.
- This! Again?, Mondo Frowno: Piccola perla dalla scena trentina, il secondo album dei Mondo Frowno è il loro “classic album”, con pezzi nuovi e pezzi vecchi già portati in live, per cui se non li conoscete è l’approdo giusto per cominciare ad esplorare il loro universo. La nostra menzione speciale va a Tarantula Escape e This? Again!, la title track.