(Immagine da www.unaids.org)
La Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS ha risposto alle nostre domande in merito alla giornata del 1 dicembre: perché esiste una giornata mondiale dedicata alla prevenzione? come si può partecipare? che cosa propone la città trentina per l'occasione? perché è bene informarsi e informare su questo tema? Lasciamo a loro la parola:
Il 1 dicembre sarà la giornata mondiale per la lotta contro l'AIDS. Si tratta di una giornata per sensibilizzare, ma anche per raggiungere obiettivi molto concreti: ci spiegate il significato del motto "Close the Gap"?
Il 1 dicembre 2014 sarà la ventisettesima giornata di lotta contro l’AIDS, iniziativa voluta da Unaids, la sezione della Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa di AIDS per richiamare l’attenzione su un’epidemia di dimensioni mondiali. La finalità è quella di richiamare l’impegno di istituzioni e singoli nella prevenzione possibile (attraverso la diffusione di comportamenti sicuri: utilizzo del preservativo nei rapporti sessuali e di siringhe ed aghi sterili in qualsiasi situazione iniettiva e per piercing, tatuaggi, ecc), nella lotta contro l’indifferenza e l’ignoranza (attraverso la diffusione di corrette informazioni), nella lotta contro lo stigma e la discriminazione (attraverso corretta informazione e atteggiamenti di apertura, solidarietà e sostegno nei confronti delle persone che vivono con HIV e AIDS).
Dal 1988 al 2000 ogni anno la giornata del 1 dicembre è stata caratterizzata da uno specifico slogan collegato ad un particolare aspetto o ad una specifica criticità dell’AIDS o ad un obiettivo particolarmente importante da raggiungere in quel momento. Dal 2000, in concomitanza con la definizione di importanti “obiettivi del millennio”, da raggiungere entro il 2015, lo slogan della giornata mondiale di lotta contro l’AIDS è diventato e rimasto “getting to zero”: zero morti, zero nuove infezioni, zero casi di discriminazione.
I risultati ottenuti negli ultimi quattro anni sono incoraggianti, ma l’obiettivo “zero” è ancora lontano.
Perciò quest’anno con il motto “Close the Gap” si rilancia l’impegno di “ridurre il divario” proponendo per il 2020 un ambizioso obiettivo per favorire la fine dell’epidemia: che il 90% delle persone infetta da HIV possa essere diagnosticato, che il 90% delle persone diagnosticate possano avere accesso ai trattamenti farmacologici, che il 90% delle persone in trattamento ottenga la soppressione della carica virale riducendo così anche la trasmissibilità dell’infezione.
Come può partecipare il singolo cittadino alla lotta contro l'AIDS? La città di Trento propone quale iniziativa per chi vuole vivere attivamente il 1 dicembre come giorno d'informazione e prevenzione?
Ognuno può partecipare alla lotta contro l’AIDS innanzitutto attraverso la volontà di informarsi, la consapevolezza che ciascuno è in prima persona artefice della prevenzione dell’infezione e la responsabilità di agire comportamenti sicuri. Si può partecipare alla lotta contro l’AIDS considerandola per quello che è, non uno spauracchio stigmatizzante, ma una malattia che si può incontrare, come altre, nella propria vita sessuale, si può affrontare, contribuendo così a creare un clima in cui le persone che hanno corso il rischio di infettarsi possano più tranquillamente accostarsi al test diagnostico e quelle che la hanno contratta possano più serenamente conviverci e curarsi, senza il peso di giudizi e di discriminazioni.
A Trento si segnalano queste iniziative per lunedì 1 dicembre:
dalle 9 alle 19 stand informativo LILA in Largo Carducci, angolo Via del Simonino, animato nel tardo pomeriggio da un flash mob organizzato dal Gruppo giovani di Arcigay
dalle 20 alle 24 punto informativo LILA presso il Café de la Paix, Passaggio Teatro n. 6/8
alle 20 proiezione del film “The normal heart” di Ryan Murphy, presso la sede Arcigay, in Via al Torrione n. 6
Qual è la situazione attuale in Italia, in Europa, nel mondo in merito al numero di persone sieropositive?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in circa 35.000.000 il numero delle persone che nel mondo vivono con infezione da HIV o con AIDS conclamato.
Per quanto riguarda l’Italia si fa notare che la rilevazione dei dati epidemiologici è piuttosto lacunosa e disorganizzata, anche a causa della regionalizzazione della sanità. Si stima che in Italia vivano circa 150.000 persone con HIV e si registrano ogni anno circa 4.000 nuove infezioni (una ogni due ore). In Trentino si stima che vivano circa 1.500 persone con HIV e si registrano ogni anno circa 35-40 nuovi casi d’infezione.
Si fa notare che una buona parte delle diagnosi sono tardive e riguardano perciò persone che hanno contratto l’infezione da diversi anni senza aver avvertito alcun sintomo. Pertanto ai casi diagnosticati vanno aggiunta una quota stimata (circa un altro 30%) di persone che vivono con HIV senza saperlo.
Come descrivereste la situazione attuale in Italia per quanto riguarda l'informazione tra i giovani? Credete che si potrebbe lavorare di più a livello di prevenzione? Se sì, in che modo?
Dalla nostra esperienza i giovani tendono a considerare l’AIDS un problema che non li riguarda direttamente. Questo atteggiamento deriva in parte da un senso di onnipotenza che li porta a non considerare l’idea del rischio in ciò che fanno, in particolare se è piacevole, in parte perché ritengono che le persone che essi frequentano non possano essere portatrici di infezione perché “le conoscono”, perché sono belle e attraenti e se ci fosse qualcosa di “così brutto e pericoloso senz’altro si vedrebbe”. C’è da dire che questo atteggiamento è in realtà molto condizionato dall’atteggiamento generale della società degli adulti, caratterizzato da disinformazione e pregiudizio. Negli incontri con i giovani ritroviamo infatti una serie di stereotipi che da trent’anni hanno caratterizzato l’atteggiamento difensivo dei più: si preferisce pensare che l’AIDS riguardi soltanto paesi lontani e poveri oppure alcune “categorie” di persone quali prostitute, tossicodipendenti e gay.
Si osserva però una sorpresa e un crescendo di interesse quando vengono messi di fronte a corrette informazioni che collocano il rischio in comportamenti che scoprono far parte anche della loro esperienza di vita. Riteniamo pertanto fondamentale la circolazione di corrette informazioni e segnaliamo la carenza di occasioni e di fonti di queste per i giovani.
La Lila propone a questo proposito un questionario interattivo di facile ed utile intrattenimento, che potete trovare QUI.
(B.J.B.)