di Michele Anesi | Foto by MoniQue Foto
Si è concluso domenica scorsa Distretto38, festival organizzato dal Centro Culturale Santa Chiara e dedicato interamente alla musica elettronica svoltosi lungo l'arco di tutta una settimana. Volete subito un giudizio?
Secondo voi, in un contesto trentino in cui c'è totale mancanza di eventi di questo tipo, sarebbe opportuno criticare questa realtà come potrei fare in contesti in cui l'offerta è molto più articolata e in cui potrei pretendere standard molto alti? Assolutamente si. Perché non dovrei? Trento è indietro, certo, ma non si merita né la mia né la vostra compassione. Bene.
TRENTO E IL RESTO DEL MONDO
Sapete una cosa, il fatto estremamente positivo è che ho davvero poco da riprendere a Distretto 38. Mi piace l'idea di elogiare chi questo festival l'ha pensato e concretizzato con successo a dispetto di scetticismi e legittime ritrosie: dai Direttori Artistici ai tecnici del suono – che al Teatro Sanbàpolis sono riusciti a mettere in piedi un impianto audio da primi della classe – dagli artisti in line up a chi si è occupato della logistica e beverage, tutti hanno espresso professionalità e passione. Zero ubriaconi, risse da far west o mosh pit in pista a dimostrazione che la musica elettronica, se presentata in un certo modo, può davvero essere un virtuoso volano per la cultura, spettacolo e intrattenimento senza eccessi di qualsiasi tipo. Trento come e meglio del resto del mondo.
DUE HIGHLIGHT
Venerdì e sabato. La prima sera Andrès ha stupito (e quasi stordito) il pubblico con una sveltagliata di Funk House e scratch da manuale. Lo spirito di Detroit aleggiava attorno a me, pieno di fumi di scarico e acre olio motore. Moodymann, sulla carta il vero headliner, è stato… un pò pacco. Come sempre lui o stupisce o addormenta. Non ha mai avuto le vie di mezzo.
La seconda sera, invece, non mi è stato concesso riposare un attimo: un ispirato Jeremy Underground ha fatto un extended set di 120 minuti alla guida di una berlina che scorazzava con sicurezza tra House raffinata, Tech House spazzettona e tutto ciò che sta in mezzo. Poi sono arrivati i 2manydjs e non ce n'è stato più per nessuno. Per davvero. Loro sono l'enciclopedia della musica elettronica, la wikipedia delle release, l'Accademia della Crusca dei bassi. Maestri assoluti, senza se e senza ma, che anche in una serata tutto sommato tranquilla hanno saputo donarsi e donare la propria immensa conoscenza musicale a beneficio di tutti i presenti. Non mi scorderò facilmente questa serata che, a meno di inaspettati colpi di scena, potrebbe essere la migliore che vivrò a Trento in tutto il 2017!
ALCUNI PERO'…
Distretto38 – lo sapevate che 38 sta per il codice postale del capoluogo? – è una realtà che, con una line up così qualitativa, potrebbe ben figurare in qualsiasi grande città del nostro Paese. Però… Non stiamo osando troppo, a Trento? Non sarebbe meglio dimenticare un pò di "sperimentazione" e mettere più "ballo" e divertimento in line up. Meno Powell e più Jeremy Underground farebbe bene. Meno testa e più pancia. Meno concetto e più sostanza. Questo non vuol dire svendersi ed essere più commerciali ma diventare solamente più fruibili da un pubblico più ampio. 2000 persone in una settimana di eventi – più della scorsa edizione con un giorno in meno – sono un ottimo numero, sono un buon trampolino di lancio per l'anno prossimo (Si farà? Non si farà? Di mezzo c'è il rinnovo del Consiglio di Amministrazione e la scelta del nuovo Direttore del Santa Chiara quindi nulla è certo) ma allargando la platea potenziale si potrebbe fare molto meglio, perlomeno in termini numerici. E visto che sappiamo che i numeri contano, perché non provarci senza tradire la propria essenza?
UN ARRIVEDERCI?
Al netto dei numeri e degli ospiti, Distretto38 ha dimostrato validi contenuti, ottime location e buona capacità di fidelizzazione del cliente. Da me si becca un bel 7 e 1/2. Se poi riuscisse a mettere meglio a fuoco una propria immagine e ad essere più incisivo e furbo sui social prima, durante e dopo gli eventi potrebbe sicuramente fare più di un passo avanti. Non dimentichiamoci che, oggi, anche l'apparenza è sostanza. Nel mondo della musica più che mai. Ci vediamo l'anno prossimo. Io ci credo perché tutti abbiamo bisogno di D38.