Anche Unitn è rossa (ma non in quel senso)

Zona rossa confermata per la provincia di Trento, chiude anche l'Università

di Cecilia Passarella

 

Confermata la zona rossa nella PAT, università e biblioteche chiudono i battenti. È notizia delle ultime ore quella che vede rafforzare le misure di prevenzione per contenere la diffusione del virus a partire da lunedì 15 marzo nelle regioni del Lazio, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Marche, Campania, Molise e della provincia di Trento.

Sicuramente non una notizia così inaspettata, viste le ultime indiscrezioni che decretavano il cambio di indice di riferimento per l’assegnazione dei colori in conformità con le norme europee, ma neanche attesa con gioia dagli studenti dell’ateneo tridentino. Un’altra sessione di laurea a distanza, come di fatto era già stata confermata dai piani alti della burocrazia di Unitn, ma senza più neanche la consolazione di uno spritz in compagnia al parco delle Albere.

"Nonostante le difficoltà di questa situazione, cerchiamo di restare in contatto e di impegnarci nello studio e a fare il nostro dovere con senso di responsabilità e pazienza", scrive Paolo Collini, rettore uscente dell'Università di Trento, che si dice dispiaciuto della situazione ma anche vicino agli studenti e alle studentesse di Unitn a cui scrive una mail di supporto, nella speranza di riuscire a superare la situazione di emergenza nel più breve tempo possibile.

Da lunedì 15 marzo restano chiuse anche le biblioteche d’ateneo e si riconfermano chiuse le aule studio. Negli ultimi giorni, al centro di accesi dibattiti tra studenti, il tema è tornato ad essere di estrema attualità. Mercoledì 10 marzo, infatti, un gruppo di studenti ha deciso per la disperazione di occupare l’aula studio di Via Cavazzani, alias CIAL, a manifestazione della sua indolenza nei confronti delle restrizioni applicate ai luoghi di studio (qui l'articolo e l'intervista).

Magra consolazione per quanto riguarda alcuni servizi. Rimane, infatti, garantito il prestito nelle biblioteche, alle quali comunque non si potrà più accedere, anche nel caso di dottorandi e tesisti.

Insomma, non resta che sperare nel vaccino, che nella migliore delle ipotesi arriverà per la fascia di popolazione degli studenti di Trento auspicabilmente entro ottobre 2021. Fino ad allora mettiamo un po’ di musica leggera, anzi leggerissima, che si torna a studiare nel tepore marzolino delle nostre camerette isolate dal resto del mondo, stavolta, anche universitario.