di Pasquale Costantino from The_Fault
Quando ho ricevuto la mail che mi confermava l'accredito per il festival Benny Benassi and Friends quasi non ci credevo. Rintracciare lo staff di Benny Benassi sembrava un'impresa impossibile, quasi da grande agenzia di eventi musicali che tenta di effettuare il "booking" di un importante artista. Nonostante l'estenuante attesa, anche io potevo finalmente dire che avrei partecipato ad un evento di straordinario valore artistico. Il line-up si era già delineato, con Martin Garrix e Benny Benassi come headliners, ma negli ultimi giorni era stato aggiunto un altro Dj di caratura mondiale come Michael Calfan. Insomma, non si doveva proprio mancare.
Alle ore 21 sono già pronto e scalpito per entrare nella Hall 36 (che ospiterà, ricordiamolo, anche la seconda edizione dell'Urban Festival "The JamBo"). La fila è praticamente inesistente, grazie alla intuitiva scelta da parte dello staff di aprire le porte (addirittura) alle 15.00. Infatti, per chi avesse avuto voglia di entrare già a quell'ora c'era la possibilità di assistere allo show offerto da alcune live band del bolognese, prima dell'inizio ufficiale del festival, stabilito alle ore 18.00.
Al mio ingresso il padiglione è già molto affollato. Ma la prima cosa che salta all'occhio non è tanto la gente, ma il Main Stage: altissimi ed enormi led-walls lo incorniciano ed offrono dei giochi di luce spettacolari a ritmo di musica. In consolle c'è già, però, un saltellante Martin Garrix che spinge al massimo, seppure abbia iniziato da 10 minuti. Il suo set è pulito e la scelta delle canzoni è tipica del suo genere: tracce dure, pochissime melodie o parti cantate ed ovviamente drop pesanti, che lasciano senza fiato chi sta ascoltando e ballando. Garrix, che ricordiamolo, è un classe 1996, sembra un veterano: ha la personalità di un grande quando "sgancia" certe "bombe" verso il pubblico, non ha timore dei momenti di silenzio che lasciano ogni tanto le sue tracce e procede nel suo set con la tranquillità che contraddistingue i Top Djs.
Dopo un'ora e venti circa, Garrix lascia il posto alla new entry nel line-up Michael Calfan. Su lui la curiosità era molta, poiché tra tutti, sembrava il dj che potesse portare tracce un po' più tranquille e suoni più leggeri, rispetto ai "trattori" di Martin Garrix. Infatti non arrivano grandi sorprese, anzi: il francese, come da aspettative, porta in scena un set più "Progressive". Il che non vuol dire che il suo set sia stato da meno rispetto agli altri: la durezza c'è e si sente, ma è condita di remix di canzoni più o meno conosciute (chiamiamole "commerciali"), con, appunto, break melodici che culminano in drop molto potenti. Tutto ciò gli permette di coinvolgere maggiormente il pubblico, che canta e balla qualcosa che può dire di conoscere.
Finisce però anche l'unico momento melodico della serata, perché è il momento per Michael Calfan di lasciare la scena al padrone di casa. Sono infatti le ore 00.30 ed ha inizio il "delirio benassiano" se così si può chiamare: Benny si appropria della sua consolle, facendosi acclamare a gran voce da tutto il pubblico presente, che lo aspetta ormai da più 6 ore. Senza dare la possibilità di pensare o di riposare le gambe, Benny parte subito a mille, facendo capire da subito che impronta vuole dare nella prossima ora e mezzo. Sfodera tracce che a malapena ti fanno respirare da quanto ti prendono e da quanto ti fanno muovere, saltare e ballare. È un set di pura e tipica Electro House a 128bpm. Un condensato di synth acidi e "zanzarosi", cassa dritta, quasi compulsiva e di bassi che distruggono anche i timpani più sani. E non c'è un attimo di pausa: ogni canzone sembra essere più potente di quella precedente, tanto da pensare che non si avrà una svolta nel set. Cosa che invece, puntualmente, succede. Benny decide di calmare il suo "delirio" e suona le sue hit più famose, non nel modo più banale, facendo ascoltare, cioè, la traccia originale, ma sparando due remix, uno Trap ed uno Dubstep che spiazzano la folla, facendola impazzire nuovamente. Con queste due perle, il dj emiliano, visibilmente provato, prende il microfono e tra gli applausi e le urla di tutto il padiglione, annuncia gli enfant prodige Merk & Kremont, già in consolle per lanciare il primo disco.
Sono ormai le 02.00 quando il duo italiano si appropria dello stage per chiudere la serata e, data l'ora, ci si dovrebbe aspettare un set molto più tranquillo e che inviti anche le persone a capire che l'evento è nella sua fase finale. Contro ogni pronostico, invece, Merk & Kremont iniziano con tre vere bombe, come a voler risvegliare chi magari stesse sentendo la stanchezza. Il loro set è, fortunatamente, diverso da quelli precedenti: sebbene rimanga la durezza che ha ormai contraddistinto tutto il festival, i due giovani dj alternano in realtà molti più generi. Si passa infatti dalla Electro House più dura di inizio set, alla Progressive House più conosciuta e, diciamo così, commerciale, condita di remix di canzoni più o meno pop, alla Trance più tipica, cioè quella cassa martellante a 132bpm che riesce ancora a tenerti in piedi a festival inoltrato, per poi ritornare nuovamente ai trattori Electro.
Arriva il momento della conclusione, che di solito da spazio alle riflessioni sull'evento. Una breve analisi, nel complesso, mi porterebbe a dire che il festival non abbia avuto nessun riscontro negativo. Se però si vuole trovare il "pelo nell'uovo", ecco che probabilmente potrei dire che l'unica pecca è stata quella di distinguere ulteriormente i pass per gli accrediti stampa, per cui non tutti quelli che lo possedevano potevano accedere ai due palchetti costruiti per poter meglio fotografare e documentare la serata. L'accesso a questi due spazi era consentito, purtroppo, solo alle grandi testate, che godevano, inoltre, di una maggiore visuale sul Main Stage (quasi come se fossero a teatro) e l'accesso al Back Stage.
Ma aldilà di tutto, partecipare a questi grandi eventi è sempre qualcosa di spettacolare e incredibile. Fortunatamente, il Benny Benassi and Friends è una certezza, che già da tre anni coinvolge sempre più gente e fa ben sperare nel futuro, anche per altri Top Events, come già esistono in tutta Europa ma che in Italia trovano ancora poco spazio, sia per mancanza di cultura sia per gli incredibili problemi burocratici.