di Michele Anesi | Foto by Matthias Gasser
Venerdì 17 e sabato 18 si è tenuta l’edizione 2018 di Boom. festival. Nuova location, la più grande di sempre, un affollato campeggio, cinque stage, un’area food & beverage molto fornita e una cornice paesaggistica spettacolare erano premesse più che ottime per passare due giorni a Sarentino e guardare con i miei occhi il ritorno di uno dei festival più attesi dell’estate altoatesina. Dopo un anno di (sofferta) pausa il gradito ritorno di Boom. è stato festeggiato da migliaia di giovani che hanno risposto “presente” entrambi i giorni.
Arrivo venerdì pomeriggio poco dopo le 17. Il sole bacia con i suoi ultimi raggi i pascoli verdeggianti, la musica accarezza le mie orecchie e il bodyguard mi fa l’occhiolino quando arrivo ai controlli di rito. Un minuto dopo oltrepasso lo striscione che sancisce il mio ingresso nel festival e inizio il mio solito giro di ricognizione. Il primo impatto è fondamentale: un occhio allenato capisce subito la qualità di un festival, composta per il 50% da un’oculata disposizione dei servizi, dalla presenza del personale, dalla cura dei dettagli dell’intera area e dalla qualità costruttiva degli stage. L’altro 50% lo fa l’atmosfera che si crea, il pubblico, la produzione in full effect (impianto audio, luci, ledwall, confetti, ecc) e, naturalmente, gli ospiti. La prima impressione è più buona e mi conferma che la qualità viaggia sugli standard – alti – degli anni scorsi. Il mio sguardo viene magneticamente attirato dall’insolito main stage di dimensioni considerevoli ma, a primo acchito, non particolarmente attraente. Perlomeno di giorno, perché appena cala il buio e si susseguono gli artisti gli sgraziati container scompaiono nella notte lasciando il posto a uno spettacolo di luci, colori, fuoco e co2 davvero appagante. Ben fatti anche tutti gli altri stage, con una menzione particolare che va al mood. stage, un luogo mistico in cui un impianto audio di eccellente qualità messo alla prova da molti validi Dj ha saputo regalare momenti di puro spettacolo.
Due gli highlight della prima giornata, perlomeno sul main stage: Max Manie porta a casa un set a cavallo tra Deep House, Downtempo e Ambient perfettamente in linea con l’ora e il mood. Peccato per il pubblico, numeroso solo a partire dalle 22 quando Quizzow e un pimpante Matt Noise hanno lanciato la volata all’headliner di giornata, Ran D. L’olandese ha letteralmente travolto il main stage con l’energia tipica dell’Hard Style e con un presenza scenica efficacissima. Bpm alti, melodie incisive e tanto spettacolo. Davvero molto divertente!
Sabato, già dal primo pomeriggio, il grande afflusso di pubblico ha riempito in fretta la vasta area – sempre molto pulita anche grazie al sistema della cauzione sui bicchieri personalizzati Boom. Sul main stage Overriver, Forrowheads e DES3ETT hanno chiuso la parte “asciutta” del festival che, purtroppo, sembra aver stretto un patto di sangue con il maltempo. Nonostante il forte temporale il pubblico non ha abbandonato il festival e, passato il peggio, si rimette subito a ballare con una ritrovata energia. Il trio Ralph Cieli-Throttle-Moksi ha saputo creare un climax energetico capace di far dimenticare le condizioni meteo non ottimali e trascinare i presenti in un viaggio tra Bass House, Future House ed Electro al cardiopalma.
Boom. 2018 ha messo in mostra tutta la voglia di fare, l’inventiva e l’esperienza degli organizzatori, oltre che aver dimostrato la presenza di un grande pubblico di giovani disposti a pagare il giusto per un festival che nessun altro ha ancora provato a fare in regione. La presenza di nomi internazionali come Ran D, Throttle e Moksi ha sicuramente contribuito a fare da traino, ma ciò che è emerso in maniera lampante è che il pubblico ha partecipato perché affezionato al brand, più che all’offerta artistica. Questo perché in passato Boom. ha saputo vincere e convincere con grandi nomi (Laidback Luke e Fedde Le Grand vi rcicordano qualcosa?), grandi palchi e una ottima organizzazione. Maltempo permettendo, il futuro di Boom. non sarà in pericolo se sapranno investire ulteriormente su artisti internazionali di un certo calibro, magari tagliando qualche stage minore e potenziando la festival experience – Tomorrowland docet – che il pubblico ricerca sempre più voracemente. Viva Boom. Festival, all’anno prossimo!