Ogni studente conosce AlmaLaurea: se non si compila il suo questionario, non ci si laurea! Eravate preoccupati sulla sorte delle vostre risposte? Tranquilli, probabilmente sono state inserite nel Rapporto AlmaLaurea 2013. Questo è il XV rapporto pubblicato dal consorzio universitario creato nel 1994 per avvicinare studenti, università e mondo del lavoro. Il Rapporto AlmaLaurea 2013 è stato presentato e discusso oggi, martedì 12 marzo, presso l’università Ca’ Foscari di Venezia. Norberto Bottani (esperto di politiche scolastiche) e Andrea Cammelli (direttore di AlmaLaurea) intervistati a Fahrenheit, trasmissione del pomeriggio di Radio 3, fanno il punto dei risultati. Entrambi concordano sul fatto che l’Università italiana non è al passo con il mondo del lavoro, alcune professioni rimangono scoperte, mentre in altre c’è sovrabbondanza di laureati. Bottani denuncia che il sistema formativo italiano privilegia l’élite, creando segregazione, non integrazione. Mentre il Direttore di AlmaLaurea segnala che, un anno dopo la laurea, i migliori laureati italiani trovano un'occupazione, ma all’estero. Queste riflessioni dimostrano come il quadro nazionale sia cupo, ma questo vale anche per l’Università di Trento?
Poniamo l’attenzione sui dati che riguardano il nostro ateneo, per capire cosa ci aspetta nel futuro. Una parte dei 3 937 intervistati ha concluso la carriera universitaria (triennale o specialistica) nel 2011 e sono stati intervistati un anno dopo. L’altra parte ha concluso il percorso di studi nel 2007 e queste persone sono state intervistate a 5 anni dalla conclusione della loro formazione. Per quanto riguarda i laureati triennali, gli occupati rappresentano il 46%, due punti sopra il dato nazionale. La maggior parte degli studenti però continua gli studi e quindi il dato più significativo è quello che riguarda i laureati specialistici. Fra gli studenti dell’Università di Trento il 67% risulta occupato, il 17% continua la formazione, mentre il 16,5% dichiara di essere alla ricerca di un lavoro. I dati, se comparati a quelli nazionali, risultano migliori, ma la precarietà resta la caratteristica principale di chi trova lavoro (71% ha un contratto di lavoro precario). Ma non c’è da preoccuparsi perché: “Mentre i neolaureati risentono maggiormente della crisi, con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano.”, come si legge nella sintesi del Rapporto AlmaLaurea 2013 fornita da AlmaLaurea.
A questo link trovate il testo integrale del XV Rapporto.