16 milioni è un numero enorme, grandissimo e se provato ad immaginare anche effimero. 16 milioni è come riunire in un unico luogo tutti gli abitanti di New York e Londra. 16 milioni tuttavia è un numero concreto e molto fisico, perché sono tutti gli alberi caduti durante la tempesta Vaia dell’ottobre 2018. Quelle stesse conifere nelle Alpi nord orientali se messe una sopra l’altra formerebbero la distanza che intercorre dalla terra alla luna. Da qui il titolo dello spettacolo in scena al Teatro Sociale di Trento. Matteo Righetto, autore del testo, ricostruisce ora per ora le vicende degli abitanti delle vallate bellunesi a cospetto della tempesta Vaia. Tre monologhi intrecciati tra loro, magistralmente interpretati da Andrea Pennacchi, mettono a nudo un tema urgente e improcrastinabile: il cambiamento climatico.
L’ironia sagace di Pennacchi lascia via via spazio allo sgomento e alle preoccupazioni dei protagonisti dello spettacolo: il muratore Silvestro, Paolo, un giovane studente e la vecchissima Agata. In un clima di crescente angoscia e corroborato dalle musiche di Giorgio Gobbo e l’Orchestra del Conservatorio Bonporti di Trento e Riva del Garda diretta da Carlo Carcano, si affrontano le ore e i minuti di una tempesta che ha segnato la memoria di molti. Esattamente a cent’anni dalla fine del primo conflitto mondiale che aveva causato 16 milioni di morti, questa nuova guerra ambientale dimostra che il collasso climatico riguarda tutti, nessuno escluso. Quegli abeti che non ricresceranno più per decenni, invece, rivelano la fragilità delle nostre montagne considerate da sempre inscalfibili, un po’ come si atteggia l’uomo moderno.
Da qui alla luna del regista Giorgio Sangati quindi risulta essere una cronaca viva e pulsante sul nostro rapporto con la natura. Un rapporto che deve insegnarci umiltà e voglia di lavorare assieme per il bene di tutti