Sono stati eletti ieri 23 settembre per il mandato 2015 – 2018 rispettivamente Giuseppe Nesi alla guida della Facoltà di Giurisprudenza e Lorenzo Pavesi al Dipartimento di Fisica, Geremia Gios di Economia e Management e Dario Petri di Ingegneria Industriale.
Per quanto riguarda in particolare Giurisprudenza, nei giorni precedenti questa elezione il professore Nicola Lugaresi (meglio specificare: professore associato) ha scritto una lettera aperta alla facoltà (qui), nella quale manifesta la propria perplessità nei confronti della prassi consolidata nel tempo di avere un unico candidato appunto a queste elezioni.
Non vuole essere ovviamente una critica nei confronti dell’unico candidato in questione (Giuseppe Nesi), ma rispetto al metodo utilizzato, e più in generale ad una certa visione dell’Università: quella che la vuole come un mero esamificio, o addirittura un parcheggio dove ragazzi e ragazze ammazzano il tempo, chiedendosi quale sia il modo più rapido e indolore per racimolare i CFU sufficienti per superare la sessione, l’anno, il triennio e così via.
Emerge inoltre la descrizione di un ambiente talvolta sterile, un rapporto tra studenti e docenti (ma anche tra gli stessi studenti) se non inesistente quantomeno povero, e sicuramente al di sotto delle potenzialità che un Ateneo recente e dinamico come quello di Trento può dare.
Il professore decide così di candidarsi anch’egli alla carica di Preside. Ma lo può fare?
Il Regolamento generale di Ateneo sembra negare questa possibilità, lasciandola “solo” ai professori ordinari, e non a quelli associati. Tuttavia la candidatura di Lugaresi non vuole affatto essere provocatoria, ma fare leva su una diversa interpretazione dello Statuto che potrebbe estendere l’elettorato passivo.
Come scritto in apertura, l’esisto dell’elezione è ormai noto. Nello specifico, sono stati 44 voti a favore del prof Nesi, 17 a favore di Lugaresi (considerati nulli, quindi nessuna revisione del Regolamento è stata considerata al momento possibile) e 8 schede bianche. Ma sicuramente la discussione, virtuale e reale, che ha preceduto il voto è stata animata da più voci, sia di docenti che dei rappresentanti degli studenti, che si sono dimostrati insofferenti verso un procedimento che potrebbe essere tacciato di poca democraticità e trasparenza (è bene ricordare che non c’è stato nessun canale formale che abbia preventivamente comunicato a chi era legittimato al voto quali fossero i candidati).
D. Corraro