di Lorenzo Zaccaria
Nei suoi “Esercizi di stile” lo scrittore Raymond Queneau espone più volte un piccolo racconto, sempre lo stesso, ma provando un centinaio di stili narrativi differenti. La storia è banale ma ogni volta si presentano delle variazioni stilistiche che danno vita a un enorme officina linguistica. Questo mi è subito venuto in mente vedendo rappresentato sempre lo stesso testo nel Festival di Regia Teatrale – Fantasio (e voi ne sapete già tutto da qui).
Il testo rappresentato da tutti i registi in gara è il primo atto della Locandiera di Carlo Goldoni, testo centrale nella riforma goldoniana dalla Commedia dell’Arte al dramma borghese.
L’azione è centrata sulla presentazione dei personaggi: il marchese di Forlipopoli, un aristocratico decaduto, e il conte d’Albafiorita, un ricco mercante, che cercano entrambi di contendersi l’amore della locandiera, Mirandolina, l’uno promettendole la protezione di un nome aristocratico e l’altro facendole ricchi doni. Nessuno dei due riesce a conquistare l’astuta locandiera che tuttavia, da buon mercante, lascia cuocere entrambi i pretendenti nell’illusione. L’equilibrio viene interrotto dall’arrivo del cavaliere di Ripafratta, un aristocratico misogino, che sembra non lasciarsi ammaliare dalla bellezza di Mirandolina tanto che la protagonista decide, ferita nell’orgoglio, di farlo innamorare.
Questo primo atto è stato messo in scena otto volte, quattro giovedì 23 e quattro il giorno dopo. Come ha ben detto Mirco Corradini, direttore artistico dell’evento, durante la serata della finale, non è facile valutare la regia. Perché infatti questa, se lavora bene, rimane in disparte mentre la nostra attenzione si basa più sulla rappresentazione immediata: scenografia, musiche, testo e attori. Ma la regia teatrale sta al di sopra di queste perché queste organizza. Il segreto sta nel valutare l’idea e la sua applicazione, perché il regista è colui che pensa e adatta un testo; cioè come i concorrenti si sono confrontati con il testo prestabilito, come l’hanno letto in una chiave originale e come l’hanno applicato con un equipe di attori estratta a sorte (a chi è capitato un solo attore e a chi più di quelli previsti da Goldoni). Per questo sono stati istituiti tre categorie di vincitori diversi e tre giurie, per valorizzare i diversi punti di vista: la prima giuria è quella del pubblico in sala, la seconda è quella di una selezione di giovani teatranti e la terza è quella degli esperti.
Il vincitore del voto popolare è stato Saverio Tavano, che si è concentrato su una rappresentazione metateatrale. La sinossi della sua locandiera, La prova, recita: “Due attrici alle prese con la messa in scena della Locandiera si ritroveranno ad usare il testo di Goldoni come pretesto per esternare il proprio conflitto amoroso.”
Le altre due giurie hanno deciso entrambe di premiare Andrea Saitta che ha messo in scena una manifestazione comica di teatro-danza, molto vicina a quella Commedia dell’Arte che Goldoni al contrario abbandona. La sua rappresentazione invece, La Locandiera – Esprit de pomme de terre, recita: “Lo studio si concentra soprattutto su due aspetti: Il passaggio dalla commedia dell’arte al dramma borghese che Goldoni inizia con la Locandiera, quindi la profondità dei personaggi che non sono più legati all’improvvisazione e allo stereotipo delle maschere, ma iniziano ad avere una psicologia e un percorso emotivo, e la sfida di rappresentare il testo partendo dal corpo inserendo il mimo e il clown teatrale. La performance si sviluppa in una serie di scene, dal ritmo molto serrato e dalla linea comica che, con precisione matematica, rapisce lo spettatore portandolo all’interno di un mondo fatto di silenzi, sguardi e risate.”