di Chiara Fabbri
Con ancora in testa il ritornello di Posso (canzone dell’artista romano pubblicata nel secondo album da solista “Notti Brave After”) diventa difficile prendere sonno. Quindi proverò a improvvisare una recensione, o forse più umilmente dovrei dire un racconto breve, per descrivervi il concerto di stasera.
Carl Brave, classe 1989, è davvero alto ed anche elegante. Immancabili sono le sue camicie in fantasia floreale. Stasera non è stato da meno. Il capo d’abbigliamento è stato abbinato con un completo simile agli outfit di Claudio Baglioni a Sanremo (N.d.A è da leggersi come un complimento).
Altro must have sono gli occhialetti da sole, indossati per tutta la durata del concerto eccetto per interpretare la canzone strappalacrime Accuccia. Curiosità: gli occhiali di Brave sono ormai diventati un marchio dell’artista, al punto che il sito che li rivende li ha chiamati Occhiali Brave. Peculiarità: linea tonda e ponte a chiave.
Il tour si chiama Notti Brave a teatro, toccherà tutta Italia fermandosi a Trento per un’altra notte, quella di domani. Un concerto del genere fatto a teatro è un esperimento sociologico assai curioso.
Alle 21.00, orario di inizio del concerto, la platea entra a teatro occupando i posti a sedere assegnati dal biglietto numerato. La sala è inondata di fumo scenico. Si spengono le luci principali e su delle luci sfuocate viola e rosse entra l’artista. Ancora non si vede molto. Il cantante prende posto a sedere su una poltrona situata sotto una lampada stile retrò calata dal soffitto, impugna una chitarra, strimpella un paio di note e poi parte la prima canzone: Pub crawl.
Il concerto prosegue di filato per tre quarti d’ora, tutto nel massimo ordine. La gente rimane seduta canticchiando in maniera composta le canzoni che si susseguono. Poi arriva il tredicesimo brano, un medley che comprende 5 canzoni dall’album Polaroid di Carl Brave e Franco126 (Alla Tua/ Sempre in Due/ Tararì tararà/ Noccioline/ Pellaria), e in quel momento l’entusiasmo del pubblico prevale. Le persone si alzano dal proprio posto. I fan più svelti corrono sotto il palco a cantare; e in questo clima la band suona le restanti sei canzoni prima di chiudere la serata.
L’idea del teatro è curiosa, lo stravolgimento delle norme sociali tipicamente adottate in un teatro è curioso. Mi verrebbe voglia di vedere se succede così anche altrove e soprattutto dopo quanti brani. Trento per sciogliersi ha impigato 13 canzoni.
Uno spettacolo in teatro richiede una scenografia di cui un palco di un festival o di un palazzetto non necessitano, questo è un elemento che non avevo preso in considerazione prima. In effetti la scenografia c’è stata, accompagnata da grafiche divertenti e ben studiate.
Ed infine, lo avreste mai detto che Carl Brave sarebbe salito sul palco accompagnato da 9 musicisti? Io no, eppure è stato così e vi dirò che la ricercatezza sonora è stata molto interessante, come quando è arrivato il momento di Camel Blu interpretato in chiave blues.
Per concludere un consiglio per i più affezionati: stasera ci sono stati almeno una ventina di posti liberi, nonostante più volte fosse stato ribadito che i posti per le due serate erano esauriti. Non abbiamo indagato. Se posso dare un consiglio, se siete rimasti senza biglietto, informatevi domani prima del secondo spettacolo, perché potreste comunque riuscire ad entrare.