di Nicola Pifferi
C'è poco da speculare. A quattro giorni dal voto in Germania sembra che la Cancelliera Angela Merkel sia imbattibile da qualsiasi forza politica. E c'è da farle i complimenti per la campagna elettorale: è riuscita a mantenere la situazione stratta in mano, ha vinto l'unico dibattito televisivo contro il suo più importante avversario Martin Schulz e ha (più o meno) dribblato la perdita di base elettorale in favore della destra xenofoba dell'AfD. Ma ha fatto abbastanza? Non proprio.
Ad "Angelona" non andrà bene come nel 2013 quando l'Union, formata dalla CDU e dalla sorella minore bavarese CSU, aveva raggiunto 309 seggi al Bundestag. Il risultato aveva permesso alla Merkel di costruire una Große Koalition con l'SPD raggiungendo una maggioranza di 502 seggi su 630. Questo giro, però, sembra che la Merkel vincerà male. Gli ultimi sondaggi danno la Cancelliera in vantaggio, ma la prognosi, in leggera ma stabile discesa dalla settimana scorsa, è di una vittoria attorno ai 226 seggi. Anche Schulz, però, sta perdendo campo: siamo lontani da un fallimento di una possibile ritrovata Große Koalition, ma è importante vedere in favore di chi CDU e SPD abbiano perso seggi.
La coalizione di governo sarà probabilmente la stessa: i tedeschi sono storicamente famosi per mettere da parte tutti gli slogan e gli insulti della campagna elettorale per una rassicurante stabilità. Ma come detto sopra, sarà meno rappresentata nell'emiciclo di Berlino. Due sono, infatti, le forze politiche di questa elezione che già gioiscono per la debacle della Cencelliera: una è veramente nuova, l'altra è solo rinvigorita da un nuovo leader. Sto parlando dell'AfD, partito nato all'alba delle elezioni 2013 per rappresentare l'elettorato d'estremea destra, e dell'FDP, la Freie Demokratische Partei, che non è per niente un neonato player del panorama politico tedesco.
È stata in ben 12 dei 18 governi dopo la seconda guerra mondiale (anche la CDU è stata in 12, mentre l’SPD in 9) ed ha fatto parte della coalizione del Governo Merkel II (2009–2013). Poi con le elezioni del 2013 il disastro: la FDP non riesce a raggiungere la soglia di sbarramento del 5% e rimane esclusa dal Bundestag. Ora però si è trovato un nuovo leader: Christian Lindner che, come dice giustamente l’amico Andrea Fioravanti su Linkiesta.it, rappresenta la più grande minaccia per l’Unione Europea (e per Macron) che poteva nascere dalla Germania.
Tutto molto complicato? Questo è solo l’inizio. Sì, perché se non fosse già abbastanza difficile capire in che direzioni si muova l’alquanto contorto elettorato tedesco, ancora culturalmente ed economicamente diviso in due Germanie, c’è anche il sistema elettorale del Bundestag, che potenzialmente è ancora più complicato dei suoi utenti, gli elettori tedeschi. Niente porcellum, niente mattarellum, niente proporzionale e niente maggioritario, ma un po’ di ognuno: un cocktail letale che stroncherebbe qualsiasi analista politico, ma che ha donato alla Germania postbellica una certa stabilità. E si sa: ai tedeschi la stabilità piace. Io non provo neanche a spiegarvi come funzioni: ci hanno provato quelli di Deutsche Welle, la struttura internazionale della TV pubblica tedesca e secondo me, per una volta qualcosa si capisce. Potete vedere il video qui.
Avete capito come funziona? Non vi preoccupate: mediamente neanche i tedeschi. Forse neanche i parlamentari.
Ad ogni modo, oltre alla stabilità, i tedeschi sono affezionati alle tradizioni e allo status quo. Se provate a chiedere a un qualsiasi studente universitario di un qualsiasi ateneo tedesco la domanda “Chi voterai?” risponderà probabilmente “Comunque vincerà la Merkel”, senza rendersi conto di non aver risposto alla domanda. La testardaggine media poi farà il resto e vi impedirà di ottenere una risposta, anche rispiegando l’apparentemente semplice domanda più volte.
Ma torniamo agli scenari possibili: sempre Deutsche Welle ci offre un’analisi delle sette possibili coalizioni. C’è da dire, però che solo una, forse tre sono effettivamente plausibili.
La Große Koalition: CDU e SPD
La coalizione rosso-nera ha governato dopo le ultime elezioni. È l’unica effettivamente plausibile se i dati reali delle elezioni di domenica dovessero confermare i sondaggi degli ultimi giorni: l’unica che raggiungerebbe una maggioranza.
La Giallo-Nera: CDU e FDP
È la coalizione naturale di centro-destra. Ha governato più volte dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’ultimo volta assieme alla Merkel dal 2009 al 2013, ma prima il Cancelliere Helmut Kohl della CDU aveva guidato ben cinque coalizioni con la FDP dal 1982 al 1998.
La Verde-Rossa: SPD e Grüne (Verdi)
È la tipica coalizione di centro-sinistra. Ha fatto faville dal 1998 al 2005 con il Cancelliere Gerhard Schröder, ma ha perso visibilità dopo la fine del carismatico duo formato da Schröder e del Ministro degli Esteri Joschka Fischer. Ha poche chance, come quella Giallo-Nera, perché non raggiungerà mai il 50%. Si potrebbe ovviare aggiungendo nella coalizione Die Linke (La Sinistra), ma né i Verdi, né men che meno i Socialisti dell’SPD, sembrano pronti a unirsi con loro.
Intanto in Germania l’aria diventa ogni giorno più frizzantina. Al Bundestag la situazione era già esilarante un paio di settimane fa: i parlamentari sembrerebbero più o meno tutti pronti per lo schuss finale. E le risate non mancano. Anche se sembrano un po’ forzate.
Chissà che forse la nostra Angelona non abbia veramente paura del risultato di questa elezione? Ma no! Che dico? Vincerà lei! Che questa sia una fortuna o una sfortuna decidetelo voi. Lo scopriremo con calma. Lei, intanto però è sicura di farcela. E non ha nessuna intenzione di farsi rubare altri seggi.