Nuovo statuto – Zambelli lascia la guida del dipartimento

Arrivano con la cadenza di una al giorno le dimissioni nel mondo universitario trentino dopo l'approvazione del nuovo statuto dell'ateneo avvenuta questo lunedì.
Il professor Stefano Zambelli, da sempre critico rispetto al processo di provincializzazione, ha lasciato la guida del Dipartimento di Economia spiegando le motivazioni in una lettera indirizzata al rettore Bassi nella quale sottolinea tutte le pecche del processo che ha portato al nuovo statuto e critica i presidi per aver firmano uno statuto non condiviso da gran parte dell'università.
(festivaleconomia.it e unitn.it)

Ecco il testo della lettera:

Oggetto: Dimissioni

Caro Rettore,

con la presente do le dimissioni da Direttore del Dipartimento di Economia.

Questa decisione è stata presa per tre ragioni principali.

La prima riguarda la stesura dello statuto, i suoi contenuti e i criteri di approvazione.

La seconda riguarda i problemi che ho dovuto affrontare e che dovrei affrontare nella gestione ordinaria del Dipartimento di Economia.

La terza riguarda più semplicemente la difesa della mia dignità e della dignità di quelli che hanno condiviso con me opinioni del tutto legittime ed espresse sempre in maniera pacata e attraverso forme più che lecite di comunicazione.

La prima ragione: lo statuto.
 

Come noto il collega Pascuzzi rassegnando le dimissioni da prorettore vicario ha, il 6 ottobre 2011 (allegato 1), sottolineato che la composizione della Commissione per la Stesura dello Statuto, essendo composta da una maggioranza di membri esterna al corpo accademico di Trento, era ed è tale da non garantire il rispetto dell’articolo 33 della Costituzione. Sono passati molti mesi e la rilevanza giuridica di questa interpretazione, che condivido nella sostanza, purtroppo non è stata ancora chiarita.

 

Nella stessa lettera di dimissioni il collega Pascuzzi ha espresso perplessità sull’eventuale ruolo del Senato Accademico che, essendo organo preposto per legge all’approvazione dello Statuto non avrebbe potuto svolgere un ruolo propositivo nella fase precedente la conclusione dei lavori della Commissione Statuto.

Credo anch’io che questa interpretazione dello spirito della norma di attuazione sia corretta. E quindi che il coinvolgimento avuto dal Senato Accademico negli ultimi mesi sia stato se non illegittimo, sicuramente improprio.

 

Il 18 ottobre 2011 ti ho inviato una lettera (allegato 2) nella quale suggerivo quale soluzione al problema posto dal collega Pascuzzi che fosse costituita una commissione consultiva che accompagnasse i lavori della Commissione per la Stesura dello Statuto, facendo così da congiunzione fra la Commissione Statuto e le diverse componenti dell’Ateneo. In questo modo si sarebbe parzialmente risolto il problema di garantire trasparenza del processo e l’effettiva partecipazione delle diverse componenti dell’Ateneo. La lettera Ti era stata inviata in forma privata, ma Tu non hai ritenuto opportuno rispondere e hai, credo nel tentativo di isolarmi, preferito parlarne con altri1.

 

Grazie al contributo di molti colleghi parte di quella proposta è poi divenuta una richiesta sottoscritta da 426 (460) membri della comunità dell’Ateneo di Trento (4 novembre 2011, allegato 3). La petizione raccoglieva anche delle domande di trasparenza e partecipazione esplicitamente richieste dai membri eletti del C.d.A e dal Consiglio degli Studenti e del PTA.

 

Tu e il Presidente dell’Università di Trento avete negato le richieste fatte perché la Commissione Consultiva, diceste, non era prevista dalla Norma di Attuazione. Come se poi successivamente aveste di fatto seguito la Norma di Attuazione. Che non l’abbiate seguita è, a mio avviso, ovvio. Il Vostro rifiuto è parso ai più come la chiara dimostrazione della totale mancanza della volontà di dialogare e soprattutto l’evidente prova della negazione alla partecipazione e alla trasparenza.

 

Come forma di compensazione per non aver accolto le richieste fatte dalla maggioranza del corpo accademico, l’11 novembre 2011, in una lettera indirizzata ai firmatari della prima petizione (allegato 4), hai scritto “Vi do la mia personale assicurazione che tutti i documenti contenenti le mie proposte alla Commissione statuto saranno messi in rete appena disponibili. Analogamente saranno messi in rete i resoconti dei lavori della Commissione”.

 

E’ evidente che poi non hai mantenuto quanto ci avevi promesso. Per non appesantire ulteriormente questa mia lettera tralascio di spiegare il perché.

 

La seconda petizione (1 febbraio 2012, allegato 5), nella quale sono state formulate richieste puntuali, ha avuto il consenso di 510 persone delle quali 354 (2/3) del Corpo Accademico, la totalità dei Direttori di Dipartimento, la quasi totalità del Consiglio degli Studenti e la quasi totalità dei membri eletti del C.d.A e grande rappresentanza del Personale tecnico amministrativo. A mio avviso queste richieste non sono state accolte e, cosa ancora più grave, nessun meccanismo di consultazione con questa massa di firmatari è stato attivato. Ancora una volta trasparenza e partecipazione sono state negate.

 

Riporto per esteso l’articolo 4 comma 3 della norma di attuazione che recita:

 

La Commissione garantisce idonee forme di consultazione del Senato accademico, della Commissione per la ricerca scientifica, del Consiglio di Amministrazione, delle Facoltà, dei Dipartimenti e del Consiglio degli Studenti nonché del personale docente, dei ricercatori, del personale dirigente e tecnico-amministrativo, del personale non strutturato e degli studenti. A tal fine la Commissione assicura altresì ai predetti soggetti e strutture la possibilità di presentare progetti e proposte sulla base di un programma dei lavori della Commissione medesima, comunicato con congruo anticipo rispetto all'avvio delle consultazioni.

 

E’ del tutto evidente che la Commissione per la stesura dello statuto non ha svolto il suo compito, e di questo sono i primari responsabili il suo Presidente ed il Rettore che avevano la responsabilità istituzionale di farla funzionare.

 

Nessuno può sostenere che la Commissione per lo statuto abbia consultato la CRS, il C.d.A, le Facoltà, i Dipartimenti, il Consiglio degli Studenti, il Personale docente, i Ricercatori, il Personale amministrativo e tecnico, il Personale non strutturato e gli Studenti. Inoltre non si può sostenere che la Commissione abbia assicurato a questi predetti soggetti e strutture la possibilità di presentare progetti e proposte sulla base di un programma dei lavori della Commissione medesima comunicato con congruo anticipo. Ripeto, nulla di tutto ciò è avvenuto.

 

Infine, la bozza finale dello statuto è stata distribuita alle diverse componenti dell’Ateneo venerdì sera, 2 marzo 2012, alle ore 20.00, ed è stata approvata dal Senato Accademico lunedì 5 marzo, senza che sia stata data la possibilità di discuterla. Il Senato Accademico avendo approvato lo statuto in così poco tempo ha la grave responsabilità di avere negato la partecipazione e la possibilità da parte delle diverse componenti dell’Ateneo di esprimere la propria opinione. In concreto non c’è nemmeno stato il tempo di leggerla.

 

Alla gravità di quanto ho descritto sopra si aggiunge la gravità di non avere accettato, o di avere accolto in minima parte, le proposte dei 510 firmatari e dalla totalità dei Direttori di Dipartimento. Una delle richieste era quella dell’autonomia statutaria, la cosiddetta Clausola Ferrari, cioè che l’organo che approva le successive modifiche di statuto debba avere la maggioranza deliberativa costituita da membri del Corpo Accademico”. L’articolo 41 del nuovo statuto nega questo principio. Principio che appartiene alla tradizione dell’Università di Trento. Università che festeggia quest’anno il suo 50° anniversario. Hai ora il merito di essere tornato indietro di 50° anni. Altri punti non accolti sono la composizione del C.d.A e la composizione del Senato Accademico.

 

Per quello che riguarda altre criticità importanti rimando ai punti sottolineati nella lettera che Ti è stata inviata (16 febbraio 2012, allegato 6) e sottoscritta da tutti i Direttori di Dipartimento e che è una sintesi della riunione avuta fra la Commissione per la Ricerca Scientifica e la Commissione Statuto. Rimangono poi tutte le richieste puntuali presenti nella petizione e nella delibera del Consiglio di Facoltà di Economia. Richieste che non sono state assolutamente accolte.

 

Il comportamento del Presidente dell’Università, dott. Innocenzo Cipolletta, si è poi rivelato alquanto discutibile: a mio avviso egli non ha interpretato il ruolo e la funzione attribuitagli dallo statuto attuale (articolo 5 comma 5), ma ha sostenuto un preciso progetto concordato con la Provincia. Questo è stato perseguito anche attraverso incontri – e trattative – affatto trasparenti con un sottogruppo di direttori (sei direttori)2 e con il coinvolgimento anche del Prorettore alla ricerca prof. Antonio Schizzerotto. Il garante della speciale autonomia dell’Università di Trento non avrebbe affatto dovuto concordare l’articolato e andare a “trattativa segreta” con chi non aveva alcuna autorità per farlo, ma che si trovava comunque nella posizione di influenzare il processo. Questo è grave e indicativo di una cattiva cultura della gestione della cosa pubblica. Credo vi sia stato un vero e proprio abuso di potere da parte di quelli coinvolti.

Riprendo quanto scritto nell’ultima petizione (firmata dai 2/3 del corpo accademico e con dottoranti, ricercatori e rappresentanti degli studenti, in tutto 510 firme):

Affidiamo ora nuovamente al Rettore il compito di rappresentarci sostenendo le proposte contenute in questo documento. Se dovesse, com’è Suo diritto, ritenere di non farlo, dovrebbe però trarne le conseguenze, in quanto ciò costituirebbe una frattura del rapporto di fiducia che deve intercorrere fra rappresentante e rappresentati.

Invitiamo inoltre il Senato Accademico a sostenere anch’esso questo documento e, qualora le proposte irrinunciabili in esso contenute fossero respinte, a non approvare la bozza attuale di statuto.

Evidentemente non hai ritenuto opportuno rappresentare i firmatari e il Senato Accademico ha ritenuto opportuno approvare una bozza di statuto che non contiene le “modifiche irrinunciabili”.

 

La mia opinione è che il Tuo comportamento, il comportamento del Presidente dell’Università, dei Presidi e di alcuni Direttori, hanno impedito alle diverse componenti dell’Ateneo di esprimere la propria volontà: si è negato alla nostra Università il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. I padri fondatori della nostra Repubblica hanno scritto l’articolo 33 della Costituzione pensando che avrebbe contribuito alla difesa della democrazia, sapevano bene come il fascismo avesse piegato l’università al proprio volere. Non mi interessano i dettagli giuridici, però con il Vostro comportamento – Tu, il Presidente dell’Università, il Direttore Generale, i membri della Commissione Statuto e il Senato Accademico – avete violato, non accogliendo le richieste dei 2/3 del Corpo Accademico, le richieste degli Studenti, le richieste dei Ricercatori e dei Dottorandi, e le richieste del Personale tecnico amministrativo, la sostanza dell’articolo 33 della Costituzione. Il fatto che ci sia stata anche l’ingerenza esterna del Presidente Lorenzo Dellai non migliora per nulla la situazione.

La seconda ragione: normale amministrazione del Dipartimento di Economia.
 

Il Direttore di un Dipartimento è eletto dai colleghi per occuparsi, oltre a questioni di carattere più generale, soprattutto dell’ordinaria amministrazione. Potrei anche restare al mio posto per portare avanti la normale amministrazione. Però Tu non mi hai mai aiutato a farlo e non credo che lo faresti in futuro.

Faccio quattro esempi.

Primo esempio. Lo scorso anno, febbraio 2011, venni nel Tuo ufficio per denunciare che un funzionario della Provincia era venuto a trovarmi formulando dei ‘suggerimenti’ su come il Dipartimento di Economia avrebbe potuto migliorare l’afflusso delle risorse organizzando dei progetti di ricerca che coinvolgessero dei colleghi del Dipartimento (e della Facoltà) ben visti dalla Provincia. Contestualmente riportai che il Prorettore alla ricerca che hai nominato Tu stava raccogliendo adesioni, non in maniera trasparente e sulla base di un progetto noto, per la costituzione di un Dipartimento sulle “Life Sciences” (allora si credeva che i nuovi Dipartimenti si sarebbero formati da lì a pochi mesi). Il Prorettore alla ricerca dirige un centro, IRVAP, che riceve cospicui finanziamenti dalla Provincia ed è contestualmente Prorettore alla ricerca, il fatto che si mostrasse attivo nella prematura costituzione di un nuovo Dipartimento contribuiva a creare confusione e tensioni fra i colleghi. Il prof. Schizzerotto si faceva anche contestualmente promotore di un progetto – del quale non mi risulta sia circolato un documento scritto – che per semplicità posso indicare Polo delle Scienze Sociali. Ti spiegai perché entrambe le ingerenze fossero gravi e Tu mostrasti di condividere e mi dicesti che saresti intervenuto. Non mi risulta che Tu lo abbia fatto. E i problemi sono rimasti.

 

Secondo esempio. Lo scorso aprile 2011 il Presidio Amministrativo della Facoltà di Economia fu trasferito presso la Facoltà di Sociologia. Io espressi un parere motivato e contrario. Nonostante il mio parere il Presidio è stato trasferito senza nemmeno avvisarmi. Io ho richiesto un Tuo intervento con una lettera protocollata, ma Tu non mi hai nemmeno considerato degno di una risposta. Credo che questo sia un fatto gravissimo. Sicuramente non mi ha messo nelle condizioni di lavorare con serenità.

 

Terzo esempio. Un paio di mesi fa ho saputo di trattative che coinvolgevano un collega del Dipartimento di Economia, il Preside della Facoltà di Economia e il Presidente dell’FBK riguardanti la condivisione di un progetto. In condizioni normali questo non sarebbe un problema e sarebbe anzi auspicabile. Ora, come ben sai, il Presidente dell’FBK è stato Direttore del Dipartimento del quale fino ad oggi sono stato anch’io Direttore ed è stato Tuo predecessore. Rapporti diretti senza il doveroso passaggio istituzionale sono da evitare. Io Ti ho presentato il problema e Tu mi hai fornito delle garanzie. Al fine di evitare possibili fraintendimenti Ti ho inviato una lettera protocollata (12 dicembre , allegato 7). Il Presidente dell’FBK., rettore della LUISS, prof. Massimo Egidi, avrebbe dovuto contattare in via formale, allo scopo di condividere una convenzione fra l’FBK e l’Ateneo, il Dipartimento di Economia. Io non ho ricevuto nessuna comunicazione. Ho appreso dal Comunicato Stampa del 27 febbraio 2012 (allegato 8) che il C.d.A dell’FBK avrebbe approvato un progetto che coinvolgerebbe pesantemente il mio Dipartimento. Tu sei membro del C.d.A e non mi risulta abbia difeso le prerogative del Dipartimento di Economia e della CRS. Ci tengo a precisare che non ho nulla da recriminare con il collega, o i colleghi, del Dipartimento, ma i miei rilievi riguardano Te e il Preside della Facoltà, che con i Vostri comportamenti avete legittimato contatti “non” istituzionali.

 

Quarto esempio. La recente vicenda dei progetti PRIN ha visto la Facoltà di Economia – e quindi anche il mio Dipartimento – penalizzata. Di tutte le proposte, solo quella della nostra Facoltà non sono state accolte. Ti riconosco il merito di avere proposto in CRS anziché decidere attraverso la costituzione di una commissione che avrebbe dovuto scegliere su base competitiva di procedere a sorteggio. Si è invece proceduti alla costituzione di una Commissione. Questa, in condizioni normali, sarebbe una procedura normale. Però che cosa è successo? E’ successo che il Prorettore alla ricerca ha avuto un ruolo importante nella costituzione della Commissione. Cioè ha scelto con Te i nomi dei membri. Questo sarebbe stato ‘accettabile’ se non fosse che uno dei progetti vedeva come “capofila” il prof. Antonio Schizzerotto. Secondo me o si fa una cosa o se ne fa un’altra. Non è accettabile che il prof. Schizzerotto sia Prorettore alla ricerca e svolga un ruolo importante nella scelta di progetti che lo vede coinvolto in prima persona. Il suo stesso progetto è stato scelto e questo ha, a mio avviso, contribuito a discriminare, escludere, i progetti della Facoltà di Economia. Il punto centrale è che queste cose non dovrebbero succedere.

 

Questi quattro esempi illustrano perché non mi ritengo messo in grado di seguire l’ordinaria amministrazione del Dipartimento.

 

La terza ragione: difesa della mia dignità e di tutti quelli con i quali ho condiviso opinioni e dissenso.
 

Sono Direttore del Dipartimento di Economia dal 1° novembre 2010. Fin dai miei primi interventi ho fatto richiesta, per quello che riguarda la riforma dell’Università, di trasparenza e partecipazione. Ti ricorderai sicuramente che ho fatto molti interventi nei quali chiedevo si abbandonasse la prassi degli incontri “informali” Presidi-Direttori. Chiedevo che questi fossero sostituiti con incontri formali CRS-Senato Accademico congiunti. Ho fatto anche delle proposte che chiedevano maggiore partecipazione al processo di stesura e approvazione dello Statuto.

 

Poi sono nate le due petizioni. Ho svolto un ruolo attivo, ma le petizioni sono nate spontaneamente. Ignorando le richieste della stragrande maggioranza dell’Ateneo Tu, il Presidente dell’Università, il Direttore Generale, il Senato Accademico e la Commissione Statuto ci avete impedito di contare qualcosa. Non mi stancherò mai di dirlo, ma la richiesta di contare per gli accademici è un diritto garantito dalla Costituzione.

 

Rivendico per me e per tutti quelli come me che hanno condiviso la stessa visione di partecipazione e la stessa domanda di trasparenza il riconoscimento del fatto che il nostro comportamento è stato ed è corretto e moderato. Abbiamo espresso il nostro pensiero con la determinazione di chi crede nella forza delle idee. Sempre con moderazione.

 

Tu ci hai definito “incendiari”, il tuo Prorettore alla ricerca “corporativi”. Espressioni non proprio felici sono state usate da molti. Incluso il Presidente Dellai e il Presidente dell’Università. Siamo stati descritti come: “barricadieri”, “massimalisti”, “ribelli”, “indignados”, “dissidenti”, “mediocri” o in favore della “mediocrità”, “arretrati”, “conservatori”, “consociativi”, “paurosi del cambiamento”, “pronti a ripiegarci su noi stessi”, “desiderosi di portare l’ateneo indietro agli anni 50”, “colpevoli di volere consegnare l’ateneo alle paludi italiche”, di fare discorsi “degni di altre latitudini” e potrei continuare.

 

Tu sei il rappresentante di tutti noi, saresti dovuto intervenire. Avresti dovuto dire, con orgoglio, che il TUO Ateneo è un Ateneo sano, un Ateneo dove si dibatte con le idee e che è del tutto normale che si formulino delle proposte. E’ un elemento positivo che la gente voglia contare e partecipare. Non hai fatto nulla di tutto ciò. Anzi, hai strumentalmente preferito tacere. Questa è una Tua grave responsabilità.

 

L’altra sera il telegiornale locale TCA-TNN, riportando la conferenza stampa, ha descritto la nostra posizione come “atteggiamenti barricadieri esasperati". Non so se questa sia una Tua frase, ma faceva da cornice al servizio ed è un ottimo esempio di come, grazie anche al Tuo silenzio, siamo stati dipinti. Il giornalista si è sentito autorizzato a descrivere il nostro agire in questo modo.

 

Io non ho visto nulla di esasperato e soprattutto non ho visto nulla di barricadiero intorno a me. E sfido chiunque nel trovare qualche cosa di simile a tutti gli aggettivi utilizzati. Sono e siamo moderati. Lo siamo al punto tale da non avere mai risposto agli insulti con degli insulti. Spesso non abbiamo nemmeno risposto. Forse avremmo dovuto, siamo però moderati e continuiamo a credere nelle idee e nel rispetto delle regole.

 

Quello che ci aspetta, come Ateneo, è un periodo nel quale si dovrà costruire la nuova Università attraverso la definizione dei regolamenti e la costituzione dei nuovi dipartimenti e centri. Tu ed io vogliamo un’università moderna, pronta ad affrontare sfide importanti. Abbiamo però concetti e idee diverse. La mia idea di università moderna non coincide con la Tua. Scusa se mi permetto un po’ d’ironia, spero mi sia concesso, cioè la mia idea di università non coincide con quella del Canton Ticino.

 

Nell’esprimere la mia opinione, diversa molto probabilmente dalla Tua, rischierei di essere descritto con uno degli aggettivi di cui sopra. Voglio poter essere libero di esprimere il mio pensiero senza dovermi preoccupare che esprimendolo potrei nuocere, come Direttore, il futuro del mio Dipartimento e il benessere dei suoi membri. Rivendico il rispetto della mia dignità.

 

Mi scuso per la lunghezza del documento, ma ho creduto fosse necessario spiegare.

 

Auguro a te, al mio successore e ai colleghi della CRS un buon lavoro.

 

Cordiali saluti

 

Stefano Zambelli

 

 

1 Al mattino Ti avevo inviato la mail nella quale suggerivo la costituzione di una commissione consultiva (vedi l’allegato nr. 2) e al pomeriggio mi venne trasmessa da un collega una mail, giunta a me per ‘errore’, nella quale alcuni direttori si chiedevano, visto che Tu gli avevi parlato della mia proposta, se coinvolgermi nei loro incontri oppure no. Trovo che questo sia stato semplicemente vergognoso. Con il tuo comportamento hai contribuito ad una specie di “mobbing” istituzionalizzato. Ho ovviamente le mail che provano quanto dico. Poi ci sono i colleghi che potranno sicuramente confermare.

2 Le affermazioni che faccio non sono gratuite, ma tutte documentabili. Ho infatti ricevuto una mail per errore (un altro errore! vedi nota nr. 1) nella quale si parla esplicitamente di contatti fra sei Direttori di dipartimento e il Presidente dell’Università. Questi sei Direttori hanno tenuto nascosto i loro contatti agli altri Direttori. Dalla mail si evince chiaramente che gli incontri sono stati multipli e che in questi incontri venivano discussi i dettagli dell’articolato dello Statuto. Mentre questi incontri avvenivano noi come Direttori ci siamo incontrati collegialmente per discutere su come procedere, essendo però non tutti informati delle “trattative segrete”. Mi permetto di aggiungere che durante quell’incontro questi sei Direttori hanno, a mio avviso, cercato di manipolare il risultato. Sicuramente, non si capisce perché avrebbero dovuto tenere nascosta una informazione così importante agli altri Direttori. Purtroppo so anche che diversi Presidi erano informati di quanto stava avvenendo.