di Giorgia Roda
Il 24 e 25 ottobre, in occasione delle due giornate dedicate al tema della Brexit organizzate dalla Libera Università di Bolzano (Freie Universität Bozen), si è riflettuto sulle cause e sulle implicazioni della scelta dei cittadini del Regno Unito. In questo contesto i professori Catherine Barnard e Thomas Burri, docenti rispettivamente di diritto europeo e di diritto internazionale, hanno espresso la loro opinione riguardo lo strumento del referendum e i possibili esempi da cui prendere spunto per le future trattative con l’Unione.
Rispetto a ciò che aveva detto prima a proposito della democrazia: “Gli inglesi hanno votato per lasciare l’Unione ma qual è il bene più grande per il Regno Unito?” Quindi secondo Lei un referendum è stato il modo migliore per prendere questo tipo di decisione?
Prof. Barnard: Molti schierati sul lato del “Remain” dicono sia stato un disastro indire un referendum. È una materia troppo complicata da lasciare al voto popolare. Dall’altro lato i sentimenti anti europeisti hanno continuato a crescere per decenni e agli inglesi era stato promesso un referendum in passato, che non è mai avvenuto. Alcuni dicono che il trattato di Maastricht sia stato per il Regno Unito un trattato verso il declino e che avremmo dovuto avere un referendum nel 1992. Questo, se ci fosse stata la vittoria del “Remain” avrebbe dato molta più legittimità ai progetti dell’Unione Europea agli occhi degli inglesi, ma questo non è mai successo. Quindi la parte più profonda dell’integrazione si è svolta senza una vera forma di consenso pubblico.
Prof. Burri: Aggiungo solamente un paio di punti: le persone sono un enigma. Non tentiamo mai quindi di capire perché le persone decidono in un certo modo in occasione di un referendum o un’iniziativa. Semplicemente loro prendono una decisione e successivamente le regole della democrazia dicono che si debba portare avanti quella scelta. Ci si limita a questa e se si inizia a discuterne significa che si mette in discussione la democrazia stessa. Per quanto riguarda l’altro punto, votare su questioni importanti è qualcosa che va allenato. Non si può iniziare da un giorno all’altro. Bisogna ripeterlo su diversi argomenti, fino al punto in cui le persone prenderanno decisioni ragionevoli.
In riferimento alla sua presentazione, prof. Burri, pensa che il Regno Unito potrà prendere come esempio la Svizzera per quanto riguarda i rapporti con l’Unione Europea?
Prof. Burri: è una domanda difficile. Io esiterei a consigliare i rapporti bilaterali tra Svizzera e UE come modello. Ci sono molti problemi e c’è un motivo se l’Unione vuole rivederli per renderli più adatti. Quindi non sono certo che sia qualcosa che suggerirei se dovessi dare un consiglio al Regno Unito.