di Lorenzo Zaccaria
Questa è la settimana contro l’omofobia e lei, insieme all’associazione dell’arcigay di Trento, avete organizzato una serie di eventi a tema. Mi può dire come è andata?
Questo è il quinto anno che organizziamo "Liberi e libere di essere" che è una serie di eventi attorno alla giornata internazionale contro l’omotransfobia. Quest’anno abbiamo voluto dedicare la settimana maggiormente al tema dell’identità di genere, quindi alle persone transessuali e le persone gender variant. Il primo evento è stata una conferenza molto partecipata al Muse, è stato un evento veramente denso e potente perché ha portato le testimonianze di una mamma di un bambino gender fluid, quindi un bambino che si veste anche da bambina perché così si sente, e anche la testimonianza di un ragazzo che appunto non si identifica nel binarismo di genere. Poi abbiamo proiettato un film di Xavier Dolan, “Laurence Anyways”, sempre sul tema della transessualità, e giovedì siamo stati al teatro San Marco con una serie di eventi: la presentazione del libro di Filippo Maria Battaglia, giornalista di Sky, che ha scritto “Ho molti amici gay”, sull’omofobia istituzionale quindi sui discorsi d’odio che vengono in primis dai nostri politici; poi abbiamo appunto un pezzo teatrale di Daniele Gattano, comico di Colorado; e poi abbiamo chiuso con il coro Highlight che ha cantato un repertorio di canti contro l’omofobia.
Quindi alla fine un bilancio positivo.
Direi proprio di sì, partecipato. Gli eventi credo siano stati comunque interessanti.
Rispetto agli anni precedenti la situazione è migliorata o meno?
Credo che il clima di omotransfobia nel nostro paese è comunque duro a morire perché è uno dei paesi culturalmente più arretrati su questo tema. Nonostante ci sia stata la legge sulle unioni civili, abbiamo visto la difficoltà di far passare una legge contro l’omotransfobia. Quest’anno ci sono stati tanti casi di omofobia in Italia. Poi abbiamo movimenti reazionari di integralisti cattolici organizzati contro quello che loro chiamano “l’ideologia gender” e che fanno crociate per impedire che si possano educare le persone, i bambini in particolare, all'inclusività, un’apertura nei confronti di questi temi. Comunque c’è tanto da fare, io credo che il clima cambierà, con molta lentezza e credo che eventi culturali comunque servano anche perché in questi anni si è vista un’evoluzione nel nostro paese.
Prima ha citato la legge Cirinnà, per lei ha apportato cambiamenti?
Io credo che sia stato un cambiamento epocale perché dopo trent’anni di battaglie finalmente qualche cosa di concreto si è ottenuto, sebbene evidentemente sia una legge incompleta perché manca tutta la parte sulla genitorialità, sulle adozioni. Quindi è una legge parziale ma che comunque ha fatto fare un salto culturale perché il linguaggio che è stato usato è stato un linguaggio matrimonialista, nessuno dice “vado a unirmi civilmente” ma tutti dicono “vado a sposarmi”, la gente parla di matrimoni gay e sicuramente non di unioni civili, quindi nella società qualcosa è cambiato. Ovvio che è ancora un’istituzione di serie b rispetto al matrimonio e noi lotteremo ancora per l’uguaglianza.