I cittadini di Trento percepiscono meno degrado che in passato. I risultati del progetto eSecurity.Trento

L'intervista alla dott.ssa Serena Bressan, project manager del progetto europeo

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I cittadini di Trento percepiscono meno degrado che in passato. I risultati del progetto eSecurity.Trento
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di Nicola Pifferi

Serena Bressan, oltre a essere collaboratrice di Sanbaradio, lavora, come assegnista di ricerca, alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trento. È stata, negli ultimi 30 mesi, project manager del progetto europeo eSecurity. Un progetto che mira a realizzare un sistema informativo geografico per la gestione della sicurezza urbana.

Cosa è il progetto eSecurity.Trento?

eSecurity è un progetto europeo, finanziato, appunto dalla Commissione Europea, che ha avuto una durata di 30 mesi, da novembre 2012 a novembre 2015. Ha visto, come protagonista, la città di Trento. L'obiettivo è stato quello di creare un sistema informativo geografico per la gestione della sicurezza urbana, nell'ottica di creare una, cosiddetta, sicurezza urbana preventiva. Questo sistema raccoglie molti dati provenienti dalla città, come, ad esempio, i dati dei reati, della vittimizzazione, della percezione della sicurezza e del disordine urbano, oltre che i dati della cosiddetta smart city, e li mette assieme per aiutare e supportare le forze dell'ordine e le amministrazioni locali. All'interno di questo progetto, coordinato dal gruppo di ricerca eCrime della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trento, assieme al Comune di Trento, alla Questura di Trento e alla Fondazione Bruno Kessler, c'è uno dei flussi dati, quello legato alla vittimizzazione, ovvero quello la sicurezza oggettiva e soggettiva dei cittadini. Questo flusso dati è stato presentato, a tutto tondo, venerdì 1 aprile 2016, in una conferenza stampa, per capire come è la situazione della sicurezza urbana a Trento, dal punto di vista dei cittadini trentini.

Qual è, effettivamente, questa situazione? C’è forse una troppa preoccupazione da parte dei cittadini? Oppure invece la percezione è realistica?

Noi abbiamo fatto quattro round di indagine e abbiamo coinvolto 4 000 cittadini trentini, un campione assolutamente rappresentativo dei circa 100 000 cittadini maggiorenni residenti a Trento. Questi cittadini ci hanno raccontato quale è la loro opinione sulla sicurezza soggettiva, quindi sull’insicurezza e sul disordine urbano, e ci hanno poi riportato eventuali episodi di vittimizzazione, che comprendono sia i reati denunciati, sia quelli che, per vari motivi, possono non essere stati denunciati, come, ad esempio, anche la poca voglia di andare in questura a denunciare un semplice furto di documenti.
Quale è la situazione? La fotografia che ha fatto l’indagine sulla sicurezza oggettiva e soggettiva del Comune di Trento è quella di una riduzione della quantità di vittime di reato, sia per quanto riguarda i reati individuali, quindi quelli contro la persona singola (ad esempio il furto di oggetti personali, il borseggio o l’aggressione verbale o fisica), sia una riduzione della quantità di vittime di reati di tipo familiare, ovvero i reati che colpiscono il nucleo familiare come, ad esempio, il furto in abitazione. La variazione delle stime, in generale, è stata quella di circa un –10%, quindi, su cento vittime di crimine, c’è stata una riduzione di dieci, nell’arco temporale che va dal primo ottobre 2013 ad aprile 2015.
Dall’altro lato, invece, la percezione soggettiva della sicurezza, ci mostra come i Trentini siano molto insicuri, cioè abbiano molta paura. C’è stato un aumento del senso di insicurezza degli abitanti, e si può dire che circa il 27,5% dei residenti di Trento ha paura di camminare da soli la sera, ad esempio, oppure di subire un reato. Per quanto riguarda, invece, la percezione del cosiddetto disordine urbano, di tipo fisico (ad esempio i cassonetti ribaltati o gli edifici abbandonati), o la percezione del disordine urbano di tipo sociale (ovvero la presenza di accattoni o prostitute), circa il 9% dei residenti ha dichiarato di notare questi episodi molto o abbastanza frequentemente in città. Qui, però, abbiamo avuto tra il primo e l’ultimo round d’indagine una diminuzione.
In sintesi, quindi, stabilità, con leggera riduzione, dei reati, aumento del senso di insicurezza e riduzione della percezione del disordine urbano, cosiddetto degrado.

Quali sono le misure che il Comune di Trento, o in generale l’amministrazione pubblica, può effettivamente portare avanti?

Questo progetto ha avuto proprio l’obiettivo di ascoltare i cittadini, proprio per creare un sistema che non sia solo un sistema mirato alla repressione e al pattugliamento, quindi non solo di supporto alle forze dell’ordine, ma anche un sistema che sia di supporto alle amministrazioni locali, perché la riqualificazione e la riduzione degli episodi, ad esempio, di degrado fisico o sociale, può essere, molto semplicemente, l’installazione di maggiore illuminazione, oppure il ridipingere le pensiline degli autobus imbrattate dai graffiti. Tutto questo dà una sensazione di maggiore sicurezza, che è il punto su cui il Comune di Trento deve lavorare. Per lavorare su questo, un grande aiuto può essere dato anche dai media, dalle radio alla stampa locale, che gioca un ruolo fondamentale nella rassicurazione della comunità, come quello giocato dalle amministrazioni locali.
Noi abbiamo anche chiesto ai cittadini quali fossero le misure utili, secondo loro, ad aumentare la sicurezza e la vivibilità della città di Trento. Oltre al classico “più pattugliamento delle forze dell’ordine” richiesto dagli abitanti di tutte le Circoscrizioni, c’è stata, ad esempio, la richiesta di attivare un numero verde per permettere ai cittadini di segnalare eventuali attività sospette, oppure la richiesta di maggiore illuminazione o di maggior interventi di tutela dello spazio urbano, come la semplice ricostruzione delle buche nelle strade, o una migliore tutela degli spazi verdi. E questi sono solo esempi.