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Il linguaggio del potere si manifesta spesso in modo ambigui e inquietanti. Si potrebbe parlare di una “mistificazione della realtà”, oppure di una “difesa del proprio tornaconto”. È in ogni caso palese che le parole della politica non rispecchino la realtà dei fatti e che la sua lingua sia pressoché un fenomeno inconscio. A livello globale e nazionale, ogni azione politica sembra giustificata dalla necessità di difendersi da un nemico, anche se spesso chi sostiene di difendersi lo fa con uno spropositato uso della forza.
In questo complesso scenario, la mistificazione della realtà attraverso il linguaggio e l’azione legislativa, fa il paio con le polarizzazioni ideologiche. Risulta infatti difficile trovare una posizione senza dover aderire a una visione del mondo basata su due fazioni opposte. Sembra di trovarsi in una condizione di inconcepibile terzietà.
Siamo quindi davvero davanti a un bivio, dove da un lato abbiamo l’accettazione passiva di una democratura e dall’altra la necessità di intervento per salvare la democrazia e le sue istituzioni, come ha scritto Nadia Urbinati sul quotidiano Domani?
L’ambiguità è volta spesso nei confronti delle istituzioni Europee, che nei discorsi pubblici vengono usate come un menù à la carte. Non sono però esenti da ambiguità le stesse istituzioni Europee, soprattutto in tema di migrazione, sempre più orientate a fare del Continente una fortezza, per paura di far avanzare elettoralmente i partiti estremi.
In questo scenario di polarizzazione e mistificazione, le esperienze politiche ed economiche che sovvertono in positivo l’esistente vengono ignorate dalla politica nazionale. Un caso emblematico è quello della GKN a Firenze, fabbrica che da anni rischi di chiudere a causa di scelte industriali predatorie, che ha iniziato un progetto di riconversione dal basso.