La vita richiama l’essere umano ad una catena continua di scelte che determinano con il tempo la sua stessa essenza e sono inevitabili: di fronte ad un aut aut non è possibile la fuga, come sostiene Kierkegaard bisogna prendere una posizione. I romanzi del primo Novecento descrivono spesso dei protagonisti inetti, che subiscono passivamente la loro esistenza e si lasciano trasportare da quelle che il filosofo definirebbe “forze oscure”, ossia il normale corso degli eventi; in un’opera più recente invece, Antonio Tabucchi ci presenta Pereira, un giornalista che vorrebbe godersi la propria vecchiaia in pace ma sembra costretto da tutto ciò che lo circonda a scegliere da che parte stare, e sembra facile immedesimarsi con il suo personaggio di questi tempi. Ce lo dice anche Caparezza ed è giusto ricordarlo sempre: “Non serve nient’altro che fare una scelta”.