di Nicola Pifferi
Giuseppe Zorzi è diventato da poco responsabile dei rapporti tra Provincia Autonoma di Trento e il Gruppo Europeo di Cooperazione Transfrontaliera (GECT) “Euregio Tirolo Alto Adige Trentino”. Una nomina, la sua, che è arrivata all’inizio del periodo di presidenza dell’Euregio affidato alla Provincia Autonoma di Trento, nelle figure del presidente Ugo Rossi e della segretaria generale Valentina Piffer. Zorzi, già docente “transfrontaliero” occupato sia nei licei trentini che in quelli di Innsbruck e già direttore della Fondazione Alcide De Gasperi, ha partecipato alla quinta edizione del Festival della Gioventù dell’Euregio. Il festival che unisce 90 ragazzi da Trentino, Alto Adige e Tirolo austriaco in una tre giorni di consultazioni e divertimento.
Lei conosceva già il GECT, per esperienza personale, da poco, però, è diventato responsabile dei rapporti tra Provincia Autonoma di Trento e Euregio. Come vive questo cambiamento?
Sì, io ho avuto la possibilità di insegnare in questi due anni contemporaneamente, nella stessa settimana, sia a Trento sia a Innsbruck. Questo mi ha permesso di conoscere mondi diversi, in particolare il mondo dei giovani e degli studenti, ma anche mi ha mostrato le potenzialità enormi che ha questo territorio. In sostanza, anche oggi lo vediamo, la scommessa è quella di fare bene insieme attività che, se fatte da soli, perderebbero di valore e di qualità.
Oggigiorno vediamo una situazione molto difficile al Brennero, al confine tra Italia e Austria. Sembra che dopo Pasqua dobbiamo essere pronti per una barriera fisica in corrispondenze di quello che è anche il confine tra Tirolo “austriaco” (il Bundesland Tirol) e Tirolo “italiano” (il Trentino – Alto Adige/Südtirol). Cosa deve fare, e cosa ha già fatto, l’Euregio in questo momento?
Io credo che, a fronte di avvenimenti che hanno una forza obiettiva, che certo va ben al di là dell’Euregio, sia fondamentale muoversi su due piani: da una parte, sul piano politico, presentarsi insieme, a Roma come a Vienna. È una cosa non scontata oggi in Europa ed è, di fatto, un segnale di forte valenza simbolica, ma anche, alla lunga di forza politica. Dobbiamo immaginare che, per quanto possano esserci già dei processi in movimento, al Brennero si riesca a trovare una situazione diversa da quella che si dà per scontata. Il passo del Brennero ha una valenza simbolica enorme e credo sia importante che i tre länder (Trentino, Alto Adige e Tirolo austriaco, ndr) trovino un modo per condizionare le scelte, in parte ovviamente già prese, perché questo confine possa continuare ad avere, anche verso l’esterno, un significato che abbiamo molto faticosamente conquistato, ovvero di uno scambio, di un confronto tra mondi diversi che, in fondo, in questo momento, penso l’Europa chieda e che credo si possa conservare.
Poi c’è un altro processo: quello delle comunità. La politica da sola non basta. Momenti come questi, come quello di oggi (il Festival della Gioventù dell’Euregio, ndr), portano il mondo a sperimentarsi rispetto a quello che accadrà tra 10 – 20 anni. Ne abbiamo bisogno, perché spesso la politica si limita a descrivere il presente, e questo è un grosso guaio. La politica non è fatta per il presente, ma è fatta per costruire, con delle visioni, pezzi di futuro. I giovani, oggi l’hanno visto e lo hanno dimostrato, hanno questa sensibilità: moltissimi di loro vogliono rimanere fedeli a questo tipo di politica. Credo che se una politica un po’ più lungimirante da parte europea si incontrasse, appunto, con questa spinta dal basso, avremmo probabilmente anche un futuro più facile.