Sei persone si mettono in cammino per sette giorni, percorrendo 36 km tra le montagne della Val Grande piemontese. Che cosa le spinge a cercare la lontananza da tutto ciò che è comodo, abituale e conosciuto, per esporsi alla natura selvaggia, ai suoi rischi e alle sue prove? Emanuele Caruso parte da questa domanda per costruire una riflessione fatta di immagini e suoni sul posto dell’uomo nel mondo e sul suo ruolo nell’attuale crisi climatica.
L’appuntamento con A riveder le stelle, il documentario che ne è nato, è giovedì 23 febbraio alle ore 20.30 al Teatro di Meano. In attesa della proiezione Sanbaradio ha intervistato il regista Emanuele Caruso.
Sanbaradio. Come è nato A riveder le stelle?
Emanuele. Ho girato il mio primo film nei territori che lambiscono la Val Grande. In quell’occasione, tuttavia, non eravamo riusciti a entrare nella valle; ci eravamo fermati al confine. Un nuovo progetto di film making sperimentale mi ha dato la possibilità di tornare in quei territori primordiali, a cui sono molto legato, e di renderli protagonisti. Dalla Val Grande, infatti, scaturisce la domanda attorno a cui si sviluppa A riveder le stelle: perché l’uomo non cambia? E che cosa potrebbe invece spingerlo a cambiare? Nel film provo a parlare di crisi climatica dando voce non ai numeri ma all’animo umano, ai suoi processi di pensiero e alla sua logica.
Sanbaradio. Si tratta di un documentario sperimentale, girato con l’iPhone: già questa sembra una presa di posizione…
Emanuele. Sì, nel nostro piccolo abbia provato a essere coerenti con un’idea di cambiamento. Volevamo fare un film in modo diverso, sperimentale e sostenibile. Abbiamo usato solo due iPhone e un drone. Ci siamo armati di power bank e di piccoli pannelli portatili perché sapevamo che nei sette giorni di cammino non avremmo incontrato alcuna presa di corrente.
Sanbaradio. Tu definisci A riveder le stelle “una lettera al futuro dell’umanità”. Nel corso del cammino, e della ricerca di senso che lo ha accompagnato, è emerso qualcosa che non ti aspettavi?
Emanuele. Assolutamente sì. Siamo partiti con un’idea e siamo tornati a casa con un’altra, completamente diversa. Io mi ero messo nello zaino un plico di fogli su cui riflettere… penso di averne usato l’un per cento. Ciò che è rimasto costante e che ha fatto da filo conduttore, invece, è stato proprio il tema della lettera al futuro dell’umanità. Nel documentario ho provato a rivolgermi all’uomo di domani per cercare di capire e di spiegargli perché non siamo stati in grado di agire di fronte alla crisi climatica.
Sanbaradio. Il tuo è un documentario sulla natura selvaggia, ma anche sulla natura umana… secondo te è possibile un po’ di ottimismo?
Emanuele. Mi definirei un realista… i dati ci dicono che il cambiamento climatico è irreversibile. Io vivo nelle Langhe, la terra del vino. Salvo miracoli, tra qualche decennio ci sarà il clima del Pakistan. Il mio realismo nasce proprio dall’analisi del modo di pensare umano. L’obiettivo del documentario è stato quello di lasciare in primis a me stesso, e a chi vede il film, un semino di consapevolezza in più. Forse anche solo una piccola domanda.
A riveder le stelle
Emanuele Caruso
Documentario, Italia, 2020, 73'
Giovedì 23 febbraio 2023 – ore 20.30 – Teatro di Meano
Costo del biglietto: 3€
Al termine della proiezione seguirà un momento di approfondimento. Calice di vino offerto da Cantina La-Vis.
A cura di Effetto Notte, in collaborazione con H2O+ e Lavistaperta, con il contributo di Fondazione Caritro e Cantina La-Vis.
Per info e prenotazioni:
info@teatrodimeano.it
www.teatrodimeano.it
0461 511332 (mar-ven 17-20 e sab 10-12.30)