di Sebastiano Chistè
Il percorso di istruzione di alto livello è visto sempre da più ragazzi come una scelta obbligata per distinguersi e l’incremento di studenti si registra in tutti i continenti, tanto che fra 8 anni il numero di studenti dovrebbe essere addirittura di 260 milioni.
Dal report scientifico dell'Unesco "Towards 2030", pubblicato una settimana fa, emergono dati di notevole importanza. È soprattutto l’Asia a stupire: la percentuale di laureati tra i 30 e 34 anni in alcuni paesi Paesi del Sud-Est asiatico raggiunge picchi del 70%, ad esempio in Corea del Sud. In quei paesi che da oltre 20 anni sono considerati emergenti, i governi hanno approntato specifici programmi di finanziamento all’istruzione, nella convinzione che il riscatto sociale e l’influenza sul piano globale partano proprio grazie all’istruzione. Anche gli scambi culturali aumentano sempre più. La Malesia, ad esempio, punta a diventare la sesta destinazione mondiale per studenti internazionali a partire dal 2020, e nello stesso anno il Vietnam vuole arrivare a 20.000 dottorati universitari in più.
L’Europa guida la classifica per numero di pubblicazioni universitarie ma soprattutto ha attirato a sé un numero consistente di ricercatori: dei 7,8 milioni presenti nel mondo, il 22% lavora in Europa. Il Cern di Ginevra rappresenta fisicamente questi primati con i suoi 10.000 ricercatori di diversi paesi che collaborano insieme. L’Italia ha la media di laureati tra i 30 e i 34 anni pari al 25,3% ovvero più bassa rispetto a quella europea e rimane indietro anche sul piano dei finanziamenti all’istruzione, sia pubblici che privati. Il fatto che solo l’11% dei dottorandi venga dall’estero, non impedisce al nostro Paese di avere delle eccellenze: Trieste è la decima città al mondo per internazionalizzazione.
L’America comunque resta il paese in cui viene ospitato il maggior numero di studenti di dottorati internazionali (il 40,1%) e le ricerche più importanti pubblicate negli ultimi anni sono scritte nella maggior parte dei casi da ricercatori provenienti da università americane. A questi aspetti positivi, tuttavia, si contrappongono i dati riferiti ai debiti che gli studenti contraggono per sopperire ai costi dei college: la cifra complessiva raggiunge i 1200 miliardi di dollari.