di Gianmarco Pallaoro
Lunedì 13 febbraio 2017, presso Piazza Pasi a Trento alle ore 18.00, il gruppo organizzato CSA BRUNO ha dato vita ad una manifestazione al fine di far luce sui recenti avvenimenti che hanno interessato la movida serale della città di Trento. L’iniziativa prende spunto dai numerosi provvedimenti presi dal Comune di Trento per arginare fenomeni di degrado e disordine tipici delle ore serali, provvedimenti che, secondo i manifestanti, minano la possibilità di “vivere la città”. Per sdrammatizzare quello che, sempre secondo i dissidenti, è un “clima di paura” nella quale è immersa l’intera cittadinanza, la manifestazione si riunisce attorno all’intento di consegnare un “premio, visto che Trento non ha vinto un premio della cultura”.
Il dito viene puntato contro l’amministrazione comunale e da “forze di destra o minoranza”, le quali sono ritenute direttamente responsabili di una politica volta all’esclusione e al controllo, a discapito di “cultura e socializzazione”. Questi valori, precisa uno dei manifestanti, nonostante siano il cuore pulsante di qualunque città, sono arginati da “esclusione sociale e militarizzazione delle piazze”, mezzi sbagliati a priori per la corretta gestione di una quieta vita cittadina. “La sicurezza nella città è data dalle strade, dalle piazze vive di persone, attraversate dalle persone”, continuano i manifestanti, lamentando un malcontento diffuso di ogni età, “giovani e non”. Il CSA BRUNO incita gli ascoltatori ad una riflessione sul significato delle parole degrado e decoro, spesse volte utilizzate per definire gli ambienti urbani, sottolineando che “se il degrado nella città sono le persone, sono le nuove povertà che […] la vivono (la città), […] se questo deve essere Nottingham, con uno sceriffo Andreatta, si deve preparare ad avere tanti Robin Hood”.
Nella conclusione della manifestazione, il gruppo ha assemblato un corteo con direzione Palazzo Thun, portando in trionfo il “Premio per la Cultura della Paura”, avvolto da filo spinato. La processione si è svolta a suon di musica e fumogeni, fino al raggiungersi della destinazione, presso la quale sono stati ribaditi nuovamente i temi dell’iniziativa. Citando il volantino distribuito all’evento: <<Non sarà grazie alla presenza dell’esercito, alzando muri e recinzioni con filo spinato o ghettizzando ulteriormente i soggetti indesiderati che si risolveranno i (pochi) problemi di microcriminalità nella città. Semmai è con più attenzione verso i bisogni e i diritti delle persone, preoccupandosi di creare percorsi di inclusione sociale, puntando su welfare e integrazione che si possono affrontare questi nodi critici>>.
Dalle riflessioni sopra riportate e dai toni della manifestazione è facile intuire che la protesta per una Trento “viva e accogliente” non sciameranno nel giro di poche settimane. L’evento di oggi e alcune indiscrezioni, fornite peraltro dal volantinaggio degli stessi dissidenti, lasciano presagire eventi futuri all’insegna della riappropriazione degli spazi cittadini ed universitari, forse sulla falsa riga dei recenti avvenimenti nella città di Bologna.